Spiccare tra la massa: Sei dei nostri o eternamente fuori dagli schemi? L'eterno dilemma!
Pochi secondi di analisi indietro nel tempo, ci dicono che già più di 2000 anni fa esistevano precise linee guida strategiche di marketing; una di queste pare sia ancora e cace: “Chi non mostra, non vende.” Una sicura realtà, tanto che ci hanno fatto anche un detto e come in tutti i proverbi che si rispettino, c’è sempre un fondo di verità.
Quale miglior modo dunque di presentare la propria attività se non con le prime insegne parlanti che idealizzavano un grappolo d’uva per i vinai, il martello per il fabbro, o grafie di falli umani scolpite sul lastricato di Pompei per indirizzare i clienti verso i migliori bordelli di quartiere.
Insomma, dal tempo dei tempi, ci si ingegnava alla meglio per attirare acquirenti senza l’utilizzo dei più attempati volantini, degli spot televisivi o dei benedetti social che oggi sono più legati a noi di un portachiavi.
In fondo, un simbolo, una raffigurazione, un segno semplice che tutti potessero riconoscere, diveniva la miglior pubblicità che potesse esistere, senza la necessità di sponsorizzazioni o reel di attempate signore che trallalleggiano sul famoso social rubato ai ragazzini. Sì, perché oggi pur di diventare famosi rubiamo anche i Lego ai bambini.
I sistemi di divulgazione sono tanti, si ha solo l’imbarazzo della scelta, soprattutto per chi non gode di disponibilità economiche da investire per divulgazioni più strutturate e con visibilità globale. Ma in tutto questo marasma di “mi faccio vedere dappertutto che magari qualcosa arriva”, si utilizza davvero la strategia più adeguata per comunicare ed entrare nella mente, nei gusti e nei bisogni del popolo?
Negli anni ‘90 mi insegnarono la regola quasi dittatoriale della differenziazione. Ti devi distinguere, dicevano. Devi essere originale a tutti i costi, dicevano. Ed è così che nacquero mandrie di pubblicitari impazziti (me compreso), che si sbizzarrirono con le idee più strampalate e curiose che potessero scaturirsi dalle piogge dei loro cervelli. Anche per pubblicizzare uno stuzzicadenti o qualcosa di ben più serio, ecco che incontravi un’originalità catartica da far invidia allo humor inglese.
Qualcuno ancora oggi, lo fa con successo con le bare da morto (a mio parere meraviglioso e soprattutto un malinconico ricordo dei bei vecchi tempi della creatività prima di tutto...).
Criticato? Apprezzato? Ma sì, va benissimo, c’è un pubblico per chiunque.
Dobbiamo però essere realisti e fare i conti con risultati concreti: secondo alcune ricerche, forse potrebbe non funzionare più il concetto di rottura degli schemi, perché soprattutto nell’ambiente social network, pare che chi esca dalla massa sia ‘un diverso’ in senso negativo, quindi considerato meno di chi segue il clone del marketer da branco clonato e spacciato all’infinito.
Anni di studi e regole basilari che nell’era del social-tecnologico, decade per lasciar posto a nuove linee guida da conoscere, da utilizzare nell’orario giusto del giorno giusto, altrimenti “non arrivi a nessuno” e infatti poi ti chiedi: “Perché pubblico di continuo e ovunque e nessuno mi calcola neanche di striscio?”
Questo vuol essere solo un punto di riflessione per capire se, per fare audience sia meglio: danzare smutandati in un reel da 7 secondi o partorire l’idea geniale radical chic, degna da far sbavare le top-agency di moda.
Qualunque sia la tua scelta, prima di innescare qualsiasi azione, fermati.
Fai 15 minuti di yoga degli argonauti delfiniani e poi segui 4 punti che potrebbero tornarti molto utili:
1) Per entrare nella mente del tuo target, scegli quale tipologia di persone vuoi servire; se lanci una bistecca di manzo ad un vegano, sprecheresti una bistecca. Comprendi dunque i bisogni dei tuoi potenziali clienti perché a loro non frega più quale sia la tua etichetta, hanno bisogno che qualcuno gli risolva il loro problema o il loro bisogno.
2) Non inventare a tutti i costi qualcosa che “nessuno fa ancora”, perché finisci per creare un prodotto che poi scopri esistere già e ti illudi che cambiandogli il nome, ti faccia diventare l’Einstein milionario del secolo.
3) Affascinali, rendi sexy te stesso e il tuo prodotto; impara ad utilizzare una comunicazione ipnotica persuasiva e cambia il tuo modo di pensare.
4 facoltativo) Affidati ciecamente a coloro che ti promettono un portafoglio di oltre 50 nuovi clienti al mese, con il modico investimento di 10.000 euro e risultati assicurati dopo almeno 6 mesi.
Magari farai il boom di follower e denaro... lo stesso che guadagna la signora attempata che zompetta in perizoma con soli 7 gloriosi secondi di TrikTrok.
Insomma, fai un po’ come ti pare “basta che se ne parli”. Oppure, se vuoi iniziare a rendere davvero ipnotico il tuo modo di lavorare, ti invito per una chiacchierata davanti ad un caffè virtuale... rigorosamente ipnotico!
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